Il settore del teleriscaldamento in Europa si trova in un momento decisivo di trasformazione. Servendo quasi 80 milioni di cittadini attraverso 19.000 reti, i sistemi di teleriscaldamento e teleraffreddamento (DHC) sono diventati centrali per le ambizioni europee di sicurezza energetica e neutralità climatica. Nel 2023, l’approvvigionamento di calore del continente ha raggiunto 548,6 TWh, con il 44,1% già proveniente da energie rinnovabili e calore recuperato dai processi industriali — una chiara evidenza dell’accelerazione della decarbonizzazione.
Decenni di dipendenza dai combustibili fossili importati hanno reso l’Europa vulnerabile agli shock energetici, spingendo legislatori e industria a cercare alternative più pulite e resilienti. Le pompe di calore industriali stanno emergendo come una delle soluzioni più promettenti, permettendo l’integrazione su larga scala di energia rinnovabile e calore recuperato nei sistemi di teleriscaldamento. Oltre a ridurre le emissioni, esse migliorano l’indipendenza energetica locale e contribuiscono a stabilizzare i prezzi dell’energia — due priorità messe in luce dalle recenti crisi.
In questo articolo esploreremo le ultime evidenze dal rapporto “Market Outlook 2025” di Euroheat & Power, analizzando come le pompe di calore industriali stiano rimodellando il panorama europeo del teleriscaldamento. Ci concentreremo su:
- La rivoluzione delle pompe di calore nel settore del teleriscaldamento
- Dati di mercato e panorama attuale
- Tecnologie complementari: e-boilers e flessibilità
- Recupero del calore di scarto: una risorsa ancora inesplorata
- Geotermia
- Previsioni di crescita al 2030
- Teleraffreddamento: un’opportunità trascurata
- Politiche e strumenti di finanziamento
La rivoluzione delle pompe di calore nel district energy
Crescita senza precedenti: le pompe di calore guidano l’integrazione delle rinnovabili
In tutta Europa, le pompe di calore industriali stanno rapidamente diventando la base della decarbonizzazione del district heating. Nel 2023 il loro contributo ha raggiunto 6.489 GWh, segnando un impressionante aumento del 44% anno su anno, a conferma della maturità della tecnologia e della crescente competitività, mentre le utility cercano di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e raggiungere gli obiettivi climatici dell’UE.
Il potenziale di ulteriore espansione è notevole. L’84% della popolazione europea è collegata a reti fognarie, offrendo circa 150 TWh/anno di calore recuperabile, mentre i data center potrebbero fornire altri 200 TWh/anno, rendendo cruciale lo sfruttamento di queste fonti urbane di calore per raggiungere gli obiettivi di energia rinnovabile dell’UE e migliorare la resilienza energetica.
La Germania sta attualmente facendo da traino, con oltre 50 grandi progetti di pompe di calore in fase di pianificazione o costruzione, che rappresentano complessivamente circa 900 MW di capacità termica, di cui 80 MW già operativi. Le previsioni indicano che questa cifra potrebbe salire fino a 6 GW entro il 2030, a testimonianza dell’ambizioso impegno del Paese verso il riscaldamento a basso contenuto di carbonio.
Con l’integrazione crescente delle pompe di calore nei sistemi di district energy, queste tecnologie non forniscono solo calore rinnovabile, ma supportano anche la flessibilità elettricità-calore, assorbendo l’eccesso di elettricità durante i periodi di basso prezzo e convertendolo in energia termica pulita e conveniente.
Fondamenti tecnologici
Le pompe di calore industriali elevano il calore a bassa temperatura proveniente da diverse fonti ambientali — come fiumi, laghi, geotermia superficiale e acque reflue — ai livelli di temperatura più elevati richiesti dalle reti di district heating. Catturando e valorizzando questa energia termica, esse trasformano risorse altrimenti sprecate in un approvvigionamento di calore continuo e decarbonizzato.
Un esempio di riferimento è il progetto RheinEnergie a Colonia, una delle più grandi installazioni europee di pompe di calore ad acqua di fiume. Il sistema da 150 MW, che sfrutta l’energia del Reno, fornirà calore a circa 50.000 abitazioni entro il 2027. Utilizzando un refrigerante naturale e operando fino a 110°C, dimostra come la tecnologia avanzata delle pompe di calore possa fornire riscaldamento rinnovabile su scala cittadina, supportando al contempo l’obiettivo di climate neutrality di RheinEnergie entro il 2035.
Dati di mercato e panorama attuale
Negli ultimi cinque anni, le reti di district heating in Europa si sono espanse del 9,7%, aggiungendo circa 14.000 km di nuova infrastruttura di distribuzione e confermando il ruolo strategico del settore nella transizione verso sistemi energetici a basso contenuto di carbonio. Germania e Francia hanno guidato questa crescita, estendendo le loro reti rispettivamente di 6.754 km e 1.551 km, mentre mercati più maturi come Danimarca e Finlandia hanno continuato a crescere costantemente, aggiungendo 3.000 km (10%) e 1.038 km (6,7%).
Nel 2023, la capacità totale installata è rimasta stabile intorno a 309 GWth, a riflesso di investimenti sostenuti nonostante una domanda di calore leggermente inferiore dovuta al clima mite e ai miglioramenti dell’efficienza energetica. La capacità e la connettività variano significativamente in Europa: la Polonia guida con 42 GWth, seguita dalla Germania (40,7 GWth), dalla Repubblica Ceca (37,9 GWth), dalla Danimarca (27,4 GWth), dalla Francia (26 GWth), dalla Finlandia (25 GWth) e dall’Austria (12 GWth).
L’espansione dei collegamenti domestici continua a dimostrare la vitalità di questi sistemi: il district heating tedesco ha servito 6,4 milioni di abitazioni nel 2023, aggiungendo 31.200 nuovi edifici, mentre la Francia ha connesso ulteriori 2.200 edifici, segnando una crescita annua del 6%.
Guardando al futuro, si prevede che l’espansione delle reti accelererà ulteriormente grazie alle politiche climatiche ed energetiche dell’UE, come il pacchetto Fit for 55, e all’integrazione crescente di fonti di calore rinnovabile e di recupero. Ciò contribuirà ad aumentare la resilienza, sostenibilità e il potenziale di decarbonizzazione del settore del district heating in Europa.

Tecnologie complementari: e-boilers e flessibilità
E-boilers: il partner ideale per le energie rinnovabili variabili
Gli e-boilers stanno emergendo come uno strumento cruciale per integrare l’elettricità rinnovabile variabile nelle reti di district heating. Nel 2023 hanno fornito 4.501 GWh, segnando un impressionante 80% di crescita anno su anno, con i Paesi nordici — Danimarca, Finlandia, Svezia e Norvegia — che hanno più che raddoppiato la loro quota grazie a tariffe flessibili e prezzi dell’elettricità contenuti. Gli e-boilers sfruttano le opportunità di electricity price arbitrage, convertendo l’eccesso di elettricità rinnovabile in calore e rispondendo rapidamente alle condizioni della rete.
Un esempio significativo è l’impianto Patola a Helsinki, gestito da Helen. Programmato per entrare in funzione tra il 2026 e il 2027, l’impianto combina una pompa di calore aria-acqua da 20–33 MW con due e-boilers, fornendo una potenza totale di 100 MW e producendo oltre 500 GWh all’anno. Questo progetto dimostra come gli e-boilers completino le pompe di calore, offrendo sia calore decarbonizzato sia flessibilità operativa in una rete su scala cittadina.
Integrazione del sistema e flessibilità della rete
Oltre agli e-boilers, lo storage di energia termica (TES) è sempre più riconosciuto come essenziale per la decarbonizzazione del district heating. I sistemi TES separano l’offerta di calore dalla domanda, permettendo di immagazzinare l’eccesso di calore proveniente da fonti rinnovabili o dalle pompe di calore per un utilizzo successivo. Ciò consente alle reti di trasferire energia dai periodi di surplus ai picchi giornalieri o stagionali, uniformare flussi e variazioni di temperatura e integrare più fonti di calore in modo efficiente.
Le implementazioni su larga scala di TES in Europa includono serbatoi in acciaio fuori terra, serbatoi rinforzati sotterranei e storage in acquiferi o pozzi, fornendo flessibilità sia giornaliera sia stagionale. Stabilizzando i flussi della rete e rinviando costosi aggiornamenti infrastrutturali, il TES non solo ottimizza l’efficienza operativa, ma prolunga anche la vita utile degli asset, completando il ruolo di e-boilers e pompe di calore nel raggiungere un sistema di district heating completamente flessibile e pronto per le rinnovabili.
Recupero del calore di scarto: la risorsa inesplorata
Calore di scarto industriale: da perdita a risorsa
Il calore di scarto proveniente dai settori industriale e dei servizi è sempre più riconosciuto come una risorsa preziosa per il teleriscaldamento. Nel 2023, il calore di scarto ha rappresentato il 4,1% delle forniture totali di calore per il teleriscaldamento, con un aumento del 20,6% rispetto all’anno precedente. Nei paesi con sistemi di teleriscaldamento consolidati, come Svezia e Finlandia, le quote hanno raggiunto rispettivamente il 18,8% e il 12%. L’Università di Aalborg stima che, entro il 2050, scenari ottimizzati potrebbero rendere recuperabili fino a 337 TWh/anno di calore industriale.
Diversi progetti dimostrano il potenziale di questo approccio. Ad Amburgo, l’impianto di produzione di rame Aurubis fornisce 40 MW di energia termica alla rete locale di teleriscaldamento, servendo 20.000 abitazioni attraverso un’unità di accumulo termico che opera a 105 °C. A Gand, in Belgio, la cooperativa DuCoop integra il calore industriale proveniente da una fabbrica di sapone con quello delle acque reflue, evitando oltre 138 tonnellate di CO₂ dal 2021 e offrendo riscaldamento a prezzi accessibili. Questi esempi mostrano come il recupero del calore di scarto possa ridurre le emissioni, migliorare l’efficienza energetica e promuovere modelli energetici circolari.
Fonti emergenti: data center e oltre
Oltre all’industria tradizionale, nuovi settori stanno iniziando a fornire calore recuperabile. I data center, gli impianti di produzione di idrogeno e altre attività ad alta intensità energetica generano notevoli quantità di calore di scarto che possono alimentare le reti di teleriscaldamento. Il recupero di questo calore offre un duplice vantaggio: riduce le perdite energetiche e, allo stesso tempo, fornisce calore affidabile e a basse emissioni di carbonio alle aree urbane. Sebbene attualmente il loro impiego sia ancora limitato, queste fonti emergenti rappresentano un potenziale significativo ancora non sfruttato per le città che puntano a decarbonizzare il riscaldamento e a diversificare l’approvvigionamento energetico.
Geotermia
Parallelamente, l’energia geotermica sta diventando una risorsa sempre più fondamentale per il panorama del teleriscaldamento europeo. Solo nel 2024 sono stati messi in funzione dieci nuovi impianti geotermici di teleriscaldamento e teleraffrescamento (DHC) in tutto il continente — tre in Polonia, due nel Regno Unito e uno rispettivamente in Francia, Grecia, Romania, Spagna e Paesi Bassi — aggiungendo circa 110 MWth di nuova capacità. Alla fine del 2024, in Europa si contavano 412 sistemi geotermici DHC operativi, di cui 308 situati negli Stati membri dell’UE. La Francia rimane uno dei paesi leader del continente con 79 impianti attivi, seguita dai Paesi Bassi con 33 sistemi e dalla Romania con 15, due dei quali a Oradea, avviati nel 2023. Le tre nuove installazioni polacche da sole hanno contribuito con 35 MWth di capacità aggiuntiva, mentre la Svizzera continua ad ampliare il proprio portafoglio, con 11 impianti attualmente in fase di sviluppo e tre già operativi.
Guardando al futuro, il teleriscaldamento geotermico è destinato a un’ulteriore espansione, con circa 400 sistemi attualmente in fase di pianificazione o sviluppo in 27 paesi europei. A complemento di questi sistemi su larga scala, le pompe di calore geotermiche (GHP) stanno diventando una componente fondamentale del mix di riscaldamento a basse emissioni del continente. Nel 2024, in Europa si contavano circa 2,43 milioni di GHP operative, per una capacità termica complessiva di 37,6 GW — di cui 35 GW provenienti da unità di piccole dimensioni (<50 kWth) e 2,6 GW da installazioni più grandi (>50 kWth). Insieme, queste tecnologie hanno fornito circa 85 TWh di calore, garantendo riscaldamento e raffrescamento confortevoli e sostenibili a oltre 10,5 milioni di persone.
Prospettive di mercato al 2030: proiezioni di crescita
Obiettivi ambiziosi: 8,5 milioni di nuove connessioni
Si prevede che il settore del teleriscaldamento europeo crescerà in modo significativo nel prossimo decennio: secondo le stime, entro il 2030 oltre 8,5 milioni di nuove abitazioni saranno collegate alle reti nei principali mercati, tra cui Germania, Francia, Polonia, Danimarca, Austria e Repubblica Ceca. Questa crescita è trainata dagli obiettivi nazionali in materia di clima ed energia, nonché da una maggiore attenzione alla sicurezza energetica e all’aumento dei costi dell’energia, fattori che stanno accelerando la transizione dalle caldaie alimentate da combustibili fossili.
In Germania, l’obiettivo federale di collegare 100.000 nuovi edifici all’anno supera di gran lunga l’attuale ritmo di 25.000–35.000 collegamenti annui, puntando a raggiungere un totale di 10 milioni di abitazioni entro il 2030. Analogamente, in Francia la crescita attuale di circa 100.000 abitazioni all’anno (6%) non è sufficiente per raggiungere il traguardo nazionale, che richiederebbe circa 250.000 nuovi collegamenti annuali. Il conseguimento di tali obiettivi richiederà quadri normativi solidi, certezza politica a lungo termine e meccanismi di finanziamento ampliati per sostenere l’espansione delle infrastrutture di teleriscaldamento.
Le grandi pompe di calore svolgeranno un ruolo cruciale in questa crescita. In Germania, la loro capacità è destinata a raggiungere 6 GW entro il 2030 e 23 GW entro il 2045, coprendo circa il 36% della produzione totale di calore da teleriscaldamento. In Danimarca, le pompe di calore potrebbero rappresentare il 48% della fornitura di calore (20 TWh) entro il 2040, sfruttando principalmente fonti di calore ambientale. La Repubblica Ceca si sta preparando all’eliminazione del carbone entro il 2030, convertendo le proprie reti a pompe di calore e biomassa.
Infine, le nuove fonti urbane di calore, come le acque reflue e il calore di scarto dei data center, rafforzano ulteriormente questo potenziale, offrendo complessivamente tra 150 e 200 TWh/anno di energia recuperabile in tutta Europa.
Quadro normativo e requisiti di investimento
Quadri normativi stabili e finanziamenti adeguati sono fondamentali per sbloccare queste opportunità. In Germania si stima un fabbisogno di investimenti pari a 6,4 miliardi di euro all’anno per decarbonizzare ed espandere le reti di teleriscaldamento, con circa 3,4 miliardi di euro annui di sostegno pubblico necessari, ovvero il doppio dei livelli di finanziamento attuali. Il Fondo Calore francese (“Fonds Chaleur”) dimostra l’efficacia di un sostegno mirato: dal 2009 ha mobilitato 14 miliardi di euro, sostenuto oltre 8.500 impianti di produzione di calore rinnovabile o recuperato e raggiunto riduzioni di CO₂ del 40–45% rispetto alle caldaie a gas convenzionali. Il fondo si è inoltre dimostrato economicamente efficiente, con un costo di 36 euro per tonnellata di CO₂ evitata, consentendo al contempo la realizzazione di 3.500 km di nuove infrastrutture e il raddoppio della quota di calore rinnovabile nelle reti collegate dal 2013.
Guardando al futuro, la capacità dell’Europa di raggiungere gli obiettivi di teleriscaldamento al 2030 dipenderà dalla capacità di replicare modelli integrati di politiche e investimenti come questo, garantendo certezza agli investitori e accelerando la diffusione di tecnologie rinnovabili e a basse emissioni di carbonio, tra cui pompe di calore, caldaie elettriche e sistemi di recupero del calore di scarto. Solo attraverso queste misure il settore potrà esprimere pienamente il proprio potenziale nella decarbonizzazione del riscaldamento urbano, nell’aumento dell’indipendenza energetica e nel sostegno agli obiettivi climatici del continente.
Telerinfrescamento: un’opportunità spesso trascurata
Rising demand: climate change drives cooling needs
L’Europa sta registrando un rapido aumento della domanda di raffrescamento, spinto dall’innalzamento delle temperature, dall’urbanizzazione e dal crescente consumo di elettricità negli edifici. Nel 2023, le reti di telerinfrescamento hanno fornito 3,1 TWh, segnando una crescita del 10% in cinque anni. I gradi-giorno di raffrescamento europei nel 2024 sono stati superiori del 6% rispetto al 2023 e del 20% rispetto alla media 2000–2020, evidenziando l’impatto del cambiamento climatico sui sistemi energetici urbani.
Le infrastrutture di telerinfrescamento si stanno espandendo in tutta Europa, con oltre 200 reti che coprono 1.300 km di condotte, pari a una crescita del 18% tra il 2019 e il 2023 nei cinque mercati principali (Svezia, Francia, Finlandia, Norvegia, Austria). La traiettoria di crescita del settore è particolarmente forte in Austria, Francia, Svezia e Norvegia, dove le vendite dovrebbero aumentare di oltre il 70% entro il 2030. Stoccolma rappresenta un esempio emblematico: la sua rete di 250 km serve oltre 700 edifici, garantendo un risparmio del 66% di elettricità rispetto ai sistemi di condizionamento tradizionali e integrando fonti di free-cooling provenienti dal Mar Baltico.

Le pompe di calore rendono possibili reti integrate di riscaldamento e raffrescamento
Le pompe di calore reversibili aumentano l’efficienza e la flessibilità dei sistemi di telerinfrescamento. Offrono prestazioni durante tutto l’anno, supportando il raffrescamento estivo e il recupero di energia termica in inverno. A Stoccolma, le pompe di calore trasferiscono il calore dal circuito di ritorno del raffrescamento alla rete di teleriscaldamento, fornendo fino a 140 GWh all’anno. Questa integrazione riduce la domanda di elettricità, libera capacità sulla rete e abbassa le emissioni, migliorando al contempo l’efficienza complessiva e la resilienza dei sistemi energetici urbani.
Combinando le operazioni di raffrescamento e riscaldamento, le reti di telerinfrescamento possono massimizzare l’utilizzo delle energie rinnovabili, ottimizzare le infrastrutture e ridurre i picchi di carico, dimostrando così il loro ruolo strategico nelle città europee sostenibili e resilienti al clima.
Fattori normativi e finanziamento
Panorama politico dell’UE: dal Fit-for-55 alla strategia 2.0 per il riscaldamento e il raffrescamento
Dopo l’attuazione del pacchetto Fit-for-55, l’Unione Europea ha posto la decarbonizzazione del riscaldamento e del raffrescamento al centro della propria agenda energetica per il periodo 2025–2030. Basandosi sul Piano d’Azione per l’Energia Accessibile (APAE) e sul Clean Industrial Deal (CID), la Commissione Europea ha annunciato il lancio di una nuova Strategia per il Riscaldamento e il Raffrescamento rivista, prevista per l’inizio del 2026. Questo nuovo quadro offrirà strumenti aggiuntivi per accelerare la diffusione di reti di calore pulite e accessibili, colmando le lacune lasciate dalla legislazione precedente.
L’APAE riconosce il ruolo cruciale delle reti di calore locali nel ridurre la volatilità dei prezzi e nel rafforzare l’indipendenza energetica, mentre il CID pone le basi per l’ampliamento delle tecnologie di riscaldamento pulite in tutta Europa. Misure complementari — come la Banca per la Decarbonizzazione Industriale, il Fondo per l’Innovazione e la prossima Strategia per gli Investimenti in Energia Pulita — mirano a mobilitare finanziamenti consistenti per la realizzazione e l’ammodernamento dei sistemi di teleriscaldamento e telerinfrescamento.
Nel loro insieme, queste iniziative segnano il passaggio verso una strategia integrata per il riscaldamento e il raffrescamento, rafforzata da una semplificazione normativa, da procedure autorizzative più snelle e dalla riforma delle tariffe elettriche per valorizzare la flessibilità del sistema.
Meccanismi di finanziamento: riduzione del rischio per gli investimenti
Raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione dell’Europa richiederà investimenti senza precedenti — oltre 1,16 trilioni di euro entro il 2050 solo per le infrastrutture di teleriscaldamento. La finanza mista (blended finance) sta emergendo come uno strumento chiave per ridurre il rischio di questi investimenti, combinando capitali pubblici e privati attraverso prestiti, capitale azionario, garanzie e assistenza tecnica (TA).
Il Fondo Europeo per l’Efficienza Energetica (EEEF) rappresenta un modello consolidato: circa il 25% del suo portafoglio ha sostenuto progetti di teleriscaldamento e teleraffrescamento. La sua esperienza evidenzia l’importanza di strumenti di condivisione del rischio, finanziamenti a lungo termine e accesso semplificato agli aiuti di Stato. Per accelerare la diffusione delle reti, i nuovi strumenti dovranno garantire impegni pluriennali, tariffe elettriche flessibili e riduzione dei tempi autorizzativi, creando le condizioni di stabilità necessarie per consentire agli investitori di guidare la transizione termica europea.
Le pompe di calore industriali si sono affermate come la tecnologia abilitante per la decarbonizzazione del teleriscaldamento. Con una crescita annuale del mercato del 44% e obiettivi di diffusione ambiziosi entro il 2030 in tutta Europa, il loro slancio è innegabile. Si tratta di una tecnologia collaudata, economicamente sostenibile e completamente scalabile, che rappresenta una pietra angolare dei futuri sistemi energetici urbani. Tuttavia, la loro adozione su larga scala dipenderà dalla certezza normativa e da solidi meccanismi di finanziamento in grado di sostenere investimenti infrastrutturali di lungo periodo.
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